Perso in montagna

Voglio che mi raccontiate di una volta in cui vi siete persi.
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Quando ero piccolo, i miei genitori erano proprietari di una casa sull’Appenino Tosco-Emiliano, un vecchio mulino di grandi pietre grigie, vicino ad una cascata, in una stradina isolata. Credo l’acquisto di quella casa fosse stato il compimento di un sogno. Durò poco, perché dovettimo venderla pochi anni dopo, con vari problemi anche dal punto di vista legale, che si trascinarono per molti anni. Una classica diatriba tra venditore e acquirente che si concluse, alla fine, con una nostra sconfitta in tribunale, se ricordo bene.

Ci passavamo molti fine settimana invernali, a sciare, ma ci andavamo soprattutto d’estate. E veniva il momento delle passeggiate nel bosco. Momento che odiavo con forza. Perché avevo sempre paura di perdermi.

In realtà, per quanto i miei ricordi possano essere confusi, mi pare che non ci perdemmo mai. Ma mi ricordo bene la sensazione di sfinimento che provavo ogni volta che cominciavano queste passeggiate: per cercare mirtilli (di cui ero, e sono rimasto ghiottissimo), more, o per cercare i fantomatici funghi porcini (non ne trovammo mai neanche uno, in tutti quegli anni, se si esclude un gruppo di porcini grandissimi ma già marcito, una sera di settembre).

Mi ricordo che in macchina, mentre ci dirigevamo al campeggio delle acque scure,come lo chiamavo io, dove avremmo lasciato la macchina per cominciare la camminata, pregavo il Signore affinché facesse in modo che la macchina si fermasse: una foratura, un problema di carburazione, qualsiasi cosa, che ci impedisse di arrivare al parcheggio e di cominciare la nostra camminata.

Certo, avrei potuto rimanere a casa a giocare con i bambini di altre famiglie che, come noi, venivano a passare le loro vacanze lì. Ma questo avrebbe significato un supplizio addirittura peggiore della passeggiata: perché avrei passato il tempo semplicemente a preoccuparmi, struggermi nell’attesa di vedere le ore passare e notare che i miei genitori non tornavano, non sarebbero mai tornati, perché si erano persi sicuramente nel bosco.

Non so perché avessi queste paure. Non erano le classiche paure di essere lasciato solo. Non ho mai davvero temuto di essere lasciato solo. Ma avevo paura di perdermi, quello sì. Nel bosco. O che i miei genitori si perdessero senza che fossi con loro.

Era proprio la passeggiata nel bosco, il vero problema.

Non posso dire che questa paura mi abbia veramente segnato. Invecchiando, imparai ben presto ad amare le passeggiate nei boschi, anche se rimasi – e rimango tutt’ora – un vacanziero marittimo. Ma adesso mi appassiono a leggere le mappe dei sentieri, a guidare gruppi di amici nelle foreste vicino casa…

Ma non posso negare che quando mi trovo di fronte ad un lungo sentiero sconosciuto che si snoda in un bosco che non conosco, il pensiero di perdermi ritorna. Non posso lasciarlo fuori dalla mia mente. Anche se poi, passo dopo passo, comincio a camminare, e a sentire il profumo del bosco come un compagno di vecchia data.

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