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Il primo viaggio
Questo buio mi sta facendo impazzire. Se solo riuscissi a capire dove mi trovo. Non riesco a distinguere nessun contorno, non riesco a carpire nessun colore. Gli odori, però, o mio Dio, gli odori sono nauseabondi. E mi circondano. Sono tutto intorno a me. Odori rancidi, di sudore, d’indumenti sporchi, di profumi mischiati l’uno con l’altro, di scarpe, gli odori di dieci, cento, mille barboni. E questo peso opprimente che mi spinge verso il basso, come una pietra puzzolente, sulla mia schiena.
Non sono sola, questo è chiaro. Sento la presenza di miei simili qui attorno. Sento la paura di alcuni di loro, e la strafottenza arrogante di altri. Se solo qualcuno mi aiutasse a capire...
Il rumore mi sta facendo impazzire. Questo rumore sordo, ostinato, che soffoca tutto come una coltre di nebbia, azzerando ogni differenza. Se solo potessi diventare insensibile... chiudere fuori ogni sensazione.
E quei cani, Dio mio, quei cani, che abbaiano e abbaiano e abbaiano da ore, ormai. Sento il loro fetore, la loro urina mista a paura. Li odio con tutta me stessa.
Comincio anche ad avere freddo. Quest’umido sta lentamente entrando dentro di me.
Ho paura.
***
AHHH!
Qualcosa è caduto sopra di me! E’ su di me adesso, mi sta sgraffiando, mi sta scivolando addosso...Dio mio ma che sta facendo! Del liquido freddo, oleoso, sta entrando dentro di me. Che cos’è? Che cosa mi sta succedendo???
Perché lui ha lasciato che mi prendessero, che mi gettassero qui dentro, che mi sbavassero addosso, che mi picchiassero?! Bastardo!
Dev’essere stata lei a spingerlo a farlo...quell’arpia. E’ stata gelosa di me dal primo momento che lui mi ha guardata. Cos’è che gli aveva detto? “E’ da tanto che non guardi me come stai guardando quella roba li'”. Quella roba li'.
Lurida puttana.
***
Uno scossone. Sta sucedendo qualcosa. Un altro. Uno scatto, come di un grosso interruttore...un rumore metallico più forte del rumore di fondo che mi sta facendo diventare sorda.
Sento eccitazione tra i miei simili. Dove ci stanno portando. Cosa ci faranno? Avrei dovuto prestare più attenzione alle storie che sentivamo in fabbrica, prima che ci facessero uscire...di che parlavano? Non riesco a ricordare...Del “primo viaggio”. Sì, sì, del primo viaggio...Che cosa dicevano?
Che qualcuno mi aiuti! Te lo prometto, o Dio, aiutami ad ucire viva di qui, aiutami a superare questa prova e mi dedicherò al mio padrone per sempre. Ti prego!
***
Le vibrazioni si fanno più forti. Sta per succedere qualcosa. Lo sento. Avverto il cambiamento tra i miei simili, che si preparano, e quei maledetti cani hanno cominciato a guaire di nuovo.
Ecco, un altro scossone forte...è successo qualcosa. C’è un rumore più stridente. Ci stiamo fermando. Il peso sulla mia schiena si sta facendo insopportabile...mi sento sporca, SONO sporca, di me e degli umori viscidi che gli altri qui dentro mi hanno sbavato addosso.
Cosa penserà di me, quando mi vedrà?
Ma ecco la luce! LA LUCE!!! Signore, ti ringrazio, che hai asoltato le mie preghiere.
Ecco, li vedo: due umani! Ci stanno aiutando, ci stanno facendo uscire. Saremo liberi, e rivedrò lui, e lo pregherò di non lasciarmi mai più, gli chiederò perdono se ho sbagliato qualcosa, farò tutto quello che vuole.
No, TI PREGO, NO!!! BASTARDO!! Sento le sue mani dentro di me. Il bastardo ha infilato le sue dita schifose dentro di me, mi sta toccando, no, mio Dio, perché lasci che questo mi accada!!! Non ho la forza di oppormi. Vorrei saper piangere...
Mi vorrà ancora lui, dopo che questo essere immondo mi avrà lordata con le sue dita? Mi accuserà, pensando che sia colpa mia?
Li sento ridere. “Questa è proprio una bella grossa...E anche bella cara. Varrà metà del mio stipendio”, sta dicendo il violentatore mentre le sue dita sono dentro di me. Sta cercando qualcosa...se solo potessi fargli male!
***
Ecco, sono fuori. Mi hanno buttato su qualcosa di metallo...adesso riesco a vedere bene, siamo almeno un centinaio, ammassate l’una sull’altra. Il bastardo stupratore mi ha lasciata aperta. Sento l’acqua dal cielo che entra dentro di me, e si mischia ai liquidi immondi che già mi avevano penetrata.
Puzzo. Io. Puzzo. Io: così nuova, così bella, e puzzo come una capra.
Ecco, adesso ricordo di cosa parlavano le leggende: del primo viaggio. Del rito del primo viaggio. Ora ricordo. E di come la furia dei demoni del viaggio si scatenasse proprio contro di noi, perché eravamo le più belle, e quindi le più esposte.
Se solo lui mi avesse protetta meglio. Se solo avesse utilizzato un lucchetto, invece di lasciarmi andare così, come se fossi un niente, un vuoto a perdere.
Ma ecco ci siamo, sono su un nastro. E lo vedo! LO VEDO!!! E anche lui adesso mi vedrà, mi prenderà, mi carezzerà, mi chiederà scusa...
Eccolo, Dio, quanto è bello. Voglio sentire le sue mani su di me, anche se sono sporca...voglio fargli capire che ho cercato di proteggere tutto quello che mi aveva affidato, e che ho resistito...non potrà odiarmi...non potrà non capire.
***
- Porca puttana, ma quella è la mia valigia?
- Mmm, pare di sì.
- Ma cazzo, è sfatta. Ora mi sentono alla compagnia di viaggio.
Giulio prende la sua Luois Vuitton, più cara di una rata del mutuo, la raccoglie arrabbiato dal nastro trasportatore. Come spesso succede quando qualcosa di bello, di nuovo, ci viene profanato e anche noi allora, per la stizza, invece di accarezzarlo e amarlo, lo profaniamo a nostra volta, Giulio prende la valigia, la sbatacchia per terra, la lancia su un tavolaccio lì vicino.
- No, cazzo, ma me l’hanno anche aperta sti figli di puttana!
- Ti hanno rubato qualcosa?
- No, no...c’è il biglietto. Sono quei cazzoni della sicurezza. Chissà che cercavano. Meno male non ho messo il lucchetto...altrimenti avrebbero rotto anche quello.
- Certo, che te l’hanno proprio rovinata: guarda qua: cos’è questo? Una macchia d’olio? E’ tutta sgraffiata...Te l’avevo detto che avresti dovuto comprare una Samsonite come tutti...queste sono belle ma delicate.
Giulio chiude la valigia indispettito. La rimette sulle ruote, vorrebbe prenderla a calci. Sta per farlo, ma qualcosa lo blocca. S’inginocchia, tira fuori un fazzoletto dalla tasca, e comincia a pulirla, accarezzandola.
“Dai, poraccia”, dice alla moglie che lo guarda indispettita, “ne ha già passate tante oggi...era il suo primo viaggio!”
6 comments:
Mi piace molto l'ultima scena: è narrata bene, reale, realistica.
La prima parte la sento (io) un po' troppo sopra le righe. 'Sta valigia ha un carattere un po' troppo melodrammatico.
Anzi, no, il melodramma c'è, poraccia, ma è che lo esprime con troppi oddio, Dio mio, ah,... E a me piacciono, di solito, le cose più asciutte.
Un'ultima cosa (poi sto zitta, eh): il gioco dell'oggetto che parla e sente mi paice, ma mi sembra troppo evidente: per dirla con un paragone, è come se un prestigiatore mi facesse vedere un prestigio mostrandomi in filigrana il trucco ma, nello stesso tempo, cercando di farmi credere che il trucco non c'è, anche se me lo sta facendo vedere.
Confuso, eh?
Scusa.
Buon anno, che sia pieno di scrittura, per te.
ciao annalisa, buon anno!!!
Grazie del commento, come sempre mi dai spunti interessanti su cui riflettere...davvero.
Come promesso, son passato a leggerla.
Che le cose non fossero proprio come sembrava all'inizio l'ho capito presto, ma inizialmente non ho pensato ad una valigia, ma a pesci nella rete, non chiedermi perché.
Concordo con Annalisa nel dire che forse la parte dei pensieri della valigia sarebbe stata più di impatto con meno maiuscole ed esclamativi. Ma è pur vero che così è anche più realistico, quindi... fai tu!
Comunque nel complesso mi è piaciuta :)
ciao skeight, grazie per essere ripassato! No, ha senso il pensare ai pesci nella rete, ora che me lo dici...
sulla melodrammaticità della valigia, mi è venuta cosi'...
Io all'inizio pensavo ad una cagnetta,invece scoprire che si trattava di una valigia mi ha sorpreso tanto!suppongo che volevi proprio scaturire sorpresa e curiosità nel lettore prima di fargli capire di cosa si parlasse.Comunque il ritmo mi è piaciuto tanto.
ciao benedetto, grazie mille per il commento!
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